Ed eccoci qui, avec tout le monde, ai piedi della grande duna di Pilat: 109 metri di sabbia fine fine che sono stati, in un certo senso, il motore immobile di queste vacanze.

La duna, in effetti non è sempre stata così alta: fino alla metà del 1800 misurava solo a 35 metri. E neanche così frequentata: è solo dagli anni '80 che il turismo è arrivato fin qui, come noi, per fare un giro. E c'è da dire che i Francesi, come spesso fanno, hanno saputo gestire la cosa piuttosto bene. C'è un parcheggio, ampio ma non infinito, e la Gendarmerie che rimbalza via il traffico quando si è riempito. Nei giorni di punta è meglio non arrivare dopo le 10 di mattina, ma nel pomeriggio si liberano un po' di posti. Occhio che non sempre la strada di accesso viene riaperta, però: vedete voi se rischiare. Ci si può arrivare anche con i mezzi pubblici, i servizi essenziali – toilette, lavandini, posti a sedere – sono quantomeno adeguati. Ristorazione, souvenir shops e altri generi di conforto sono a disposizione. C'è una certa qualità, e i prezzi sono decenti. L’allestimento mostra un minimo di gusto e, soprattutto, un minimo di sforzo per arginare (o quantomeno contenere) l’impatto sull'ambiente di noi mandria di turisti privi di criterio.

E allora non ci resta salire, ognuno con i suoi mezzi e per le sue vie.
E alla fine si arriva in cima, ad ammirare il panorama. Che spettacolo, vero? Ah, a proposito di panorama: lo vedete quella specie di isolone a qualche centinaio di metri dalla costa, appena al di sopra di Arya nella foto?

Ecco, qui forse si vede meglio. E' il Banc d'Arguin, un banco di sabbia lungo circa 4 km e largo 2. Vale la pena di parlarne perchè è, in un certo senso, il "padre" della nostra duna. Proprio lì, infatti, le correnti marine e fluviali hanno accumulato, da sempre, grandi quantità di sedimenti. Come fanno del resto le correnti in un sacco di altri posti nel mondo. Beh, fino a metà (più o meno) del'800 il Banc d'Arguin era un gran bel banco, molto più alto e molto più vasto della barena che vediamo oggi. E la duna era solo una duna, come tante altre. Poi, in un secolo scarso, quasi tutta la sabbia del banco, e altra ancora proveniente dall'entroterra, venne trasportata qui dal vento, accumulandosi "rapidamente" fino a formare la Duna di Pilat, la più alta d'Europa. Le ragioni di questo "repentino" spostamento, più unico che raro nel suo genere, non sono chiarissime. Probabilmente si verificò un articolata serie di eventi, più o meno concomitanti, tra cui cito: un iniziale aumento delle tempeste atlantiche, il cambiamento del flusso delle correnti nella baia di Arcachon, la riforestazione delle aree retrodunali, i disboscamenti agricoli nell'entroterra, e poi c'è stato un terremoto, una tremenda inondazione, le cavallette. Non è stata colpa mia, lo giuro.

Qualunque sia la ragione per cui l'universo necessiti di una duna di 109 metri proprio qui, noi ci siamo in cima. E, visto che ci siamo, tanto vale farci quattro passi.
Non è una bella giornata, immagino che si sia notato. Anche se fa caldo. Ma c'è un po' di pioviggine che viene e che va. Al momento viene, quindi fuori l'ombrello..
E adesso se n'è andata, quindi fuori il cane. Almeno per la foto, dove Arya mostra la sua consueta felicità nel partecipare ai nostri autoritratti.
E, come chiunque sia mai salito sa bene, prima o poi bisogna pensare a scendere. Per di qui. Ossignur, ma siamo sicuri? Vabbè: per ora è tutto, gente. Mentre aspetto che il ragazzino in rosso si levi di mezzo, voi non correte troppo lontano: qualche giorno ancora e la pallina sarà pronta per essere lanciata di nuovo.
Buone passeggiate.