Saint Émilion è la capitale del Monferrato d'oltralpe. O forse delle Langhe. Insomma, di un territorio di produzione di grandi vini. Dei vini di Bordeaux, per essere più precisi, e, scendendo nel dettaglio, la brochure della pro loco dice: "Cura meticolosa e clima ideale creano le condizioni perfette per il Merlot, il vitigno principale coltivato in quest'area. La varietà dei vini di Saint-Emilion nasce proprio dall’equilibrato mix di vitigni: Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Malbec."
Scrivo sulla fiducia, perchè non ho avuto modo di assaggiare di persona. In effetti volevo prendere qualche bottiglia di Petrus del '45, ma il POS non funzionava e io ero a corto di spiccioli. Vero, potevo anche cercare un bancomat, ma faceva proprio troppo caldo.
Tanto caldo che abbiamo sempre tenuto Arya all'ombra e in questo post non la vedrete. Ma i vigneti sì, eccoli qui sopra. Sullo sfondo le "Grandes Murailles", quel che resta di un immenso convento domenicano del XIII secolo. Allo scoppio della solita guerra dei cent'anni i monaci preferirono rifugiarsi all'interno delle mura del paese, distruggendo deliberatamente la loro precedente abitazione. Ad eccezione del tratto nella foto, una specie di "memento mori" suppongo.
E questo invece è il chiostro della Collegiata di Saint-Émilion, con un pezzo della chiesa che si affaccia da sopra.
Nel chiostro è installata "L'Apocalisse" del pittore François Peltier. Cito dalla brochure della pro loco: "Quest'opera d'arte è lunga 38,5 metri e alta 5 metri. Questo insieme di dipinti è stato concepito come un insieme e non come una successione di quadri. L'Apocalisse è dipinta su legni diversi a seconda dei simboli riflessivi. Si tratta di cinque legni diversi: cedro del Libano, quercia, castagno, tiglio e pioppo. La tecnica utilizzata è la pittura a olio smaltato."
Ok, questo è evidentemente un campanile. Ma la chiesa dov'è? Sotto, ovviamente. E dove se no? Al di sotto del campanile c'è la seconda chiesa monolitica al mondo per dimensioni. 15.000 metri cubi di scavo nella roccia, incominciato come un semplice passaggio e finito con tre navate alte fino a 11 metri, finestre, catacombe e quant'altro. Peccato che fosse chiusa al momento del nostro passaggio, ma pare che capiti piuttosto spesso. Sembra che tempo, geologia e rivoluzione francese abbiano reso piuttosto fragile la struttura della chiesa. Che si narra non fosse poi troppo solida fin dal suo completamento. Probabilmente avevano esagerato. Doveva anche far fresco, lì sotto.
A completamento del post vale la pena citare anche questo Gazpacho, servito da uno dei ristoranti della piazzetta dove c'è il campanile di cui sopra. Allora: il Gazpacho vero e proprio sta sul fondo del bicchiere, sopra abbiamo della stracciatella (per quei pochi che non lo sapessero, è il ripieno della burrata), una noce di sorbetto al basilico e della rucola. Poco canonico, ma molto, molto fresco. E molto, molto buono.
E anche per questa volta è tutto, gente.
Mentre preparo la prossima pallina da lanciare, voi non andate troppo lontano.
Mentre preparo la prossima pallina da lanciare, voi non andate troppo lontano.






